Barbie e la rappresentazione nei media

Chi è nato dagli anni Novanta si sarà sicuramente imbattuto nei primi film dedicati a Barbie, esorditi nel 2001 con Barbie e lo Schiaccianoci e arrivati a quota 36. Non sono certo dei capolavori, ma nella loro semplicità si sono saputi distinguere.

Barbie e Le Tre Moschettiere

I cartoni di Barbie sono prodotti pensati principalmente per bambine e ragazze, come del resto tanti altri, ma difficilmente nei primi anni 2000 si vedevano una varietà di personaggi femminili interpretare tutti i ruoli, dalla protagonista all’antagonista. Il personaggio interpretato da Barbie non resta mai passivo davanti all’azione, ma diventa parte dell’avventura, cavandosela da sola: le donne mandano avanti l’azione per tutto il tempo, inseguendo un sogno, la curiosità, le proprie passioni. Era importante che specialmente le bambine si identificassero nei personaggi: questo ha reso possibile la tecnica del gender swap molto prima, e molto meglio, rispetto a come viene spesso attuata oggi. Le favole classiche vengono reinterpretate con protagoniste nuove: in La principessa e la povera, Erika e Annalisa, stanche della loro condizione, si scambiano di ruolo e salvano il regno in crisi; mentre in Le tre moschettiere, Corrine, Viveca, Aramina e Renée diventano letteralmente delle moschettiere. Chiaramente è una situazione inverosimile, ma il contesto permette di mettere da parte la realtà e di focalizzarci sul percorso che porta al raggiungimento del sogno.
L’elemento del sogno ritorna anche con le varie campagne pubblicitarie Mattel che utilizzano Barbie per sottolineare la possibilità di realizzare i propri sogni, mostrando una sfilza di mestieri che, stereotipicamente, spesso non vengono associati all’ambiente femminile. Ed è grazie a questo ribaltamento di valori che Barbie astronaute, presidenti, dottoresse, e tanto altro, popolano gli scaffali dei negozi per la collezione Barbie Career Dolls. A livello cinematografico, soprattutto nei film più recenti, che non sono ispirati a favole o a romanzi, i personaggi compiono le più svariate mansioni: in Barbie nel mondo dei videogame la protagonista è una programmatrice di videogiochi, mentre in Barbie Avventura Stellare interpreta un’astronauta, oppure ancora in Barbie Super Principessa e in Barbie Squadra Speciale è rispettivamente una super eroina o una spia. E le carriere proliferano, dalla stilista alla rockstar, anche per altri personaggi come la madre, presente sin dal primo episodio di Barbie Dreamhouse adventures e descritta come una programmatrice digitale. Questa varietà di personaggi e carriere non sono scontate, perché rendono più accessibile e più interessante la gamma di lavori che di solito sono rappresentati nei film d’animazione al femminile.

Barbie Life in the Dreamhouse

​Barbie, però, è un personaggio che chiaramente risulta impossibile da raggiungere: troppo perfetto anche per un cartone animato – non si può dimenticare che è la bambola che rappresenta la finzione per antonomasia. Ma si è tentato di aggiornare anche questo aspetto: in ogni film Barbie non fa niente da sola, ma è sempre aiutata da amici e da amiche con cui collabora per superare insieme ogni situazione critica. Se però questo è scontato, in un film che deve avere una morale per i bambini, da qualche anno a questa parte si introduce anche il tema della famiglia: due serie tv e diversi film si rifanno alla collaborazione di tutte le sorelle di Barbie, diverse tra loro e con talenti personali e specifici. In Barbie e il Natale perfetto viene messa in discussione la perfezione di Barbie, quando una delle sue sorelle manifesta il suo sentirsi sempre eclissata da lei, ma alla fine tutto si ribalta e diventa possibile solo grazie alla collaborazione tra loro. La perfezione di Barbie e il rapporto con le sorelle torna e acquista toni di parodia nella prima serie tv di Barbie Life in the Dreamhouse, serie che alza un po’ l’età del target, nella quale vengono ridicolizzate tutte le situazioni che caratterizzano il mondo della bambola Mattel. Ma per quanto riguarda i personaggi maschili? Difficilmente mettono in discussione le competenze della protagonista, o la discriminano per il genere. In particolare, eccetto i personaggi negativi, si mettono tutti alla pari di Barbie, o la riconoscono come leader. Il machismo viene ridicolizzato nella serie di Barbie Life in the Dreamhouse, attraverso Ken e Ryan: il primo rispettoso e disponibile; il secondo, invece, molto arrogante, da cliché. Gli uomini guidano e collaborano, man mano che la narrazione prosegue, ma non lo fanno mai da soli o prevaricando le controparti, e spesso hanno anche loro sogni e obiettivi che non sono le classiche fantasie di avventura e azione. I personaggi maschili possono anche avere atteggiamenti o gusti in genere considerati femminili, senza che però di questi gesti ne venga fatto un momento di comicità, al pari del ridicolo. Anche per quanto riguarda le bambole ultimamente sono presenti personaggi maschili intenti a fare i più disparati lavori e con i look più vari possibili.

Barbie e i media, Sara Federico

Più recente, ma non meno importante, è il prodotto pensato per i giovanissimi, fruibile online: i video sul canale YouTube di Barbie, tradotto in tantissime lingue. Nei video Barbie fa tutto ciò che farebbe una normale youtuber: vlog, challenge, makeup tutorial. Da una parte c’è quindi la ricerca di un linguaggio più vicino ai giovanissimi di adesso, dall’altra parte è il contenuto di Barbie con più varietà nei personaggi, sia maschili che femminili: diverse etnie, colore di capelli, età, corporatura. Non solo, due video esemplificano come esista anche una parte educativa all’interno del canale: il primo caso è quello del video “Feeling Blue? You’re not alone”, nel quale Barbie parla del tema della tristezza e della depressione; un altro esempio lo riscontriamo in “Be Your Own Muse”, un video leggero ma con un bel messaggio sull’importanza di essere sé stessi – sicuramente un tema banale agli occhi di un adulto, ma allo stesso tempo estremamente positivo per un bambino o una bambina in età più piccola.
La filmografia di Barbie a partire dagli anni 2000 raccoglie tanti elementi positivi: donne che guidano, elementi di azione, sorellanza, collaborazione, parità, diverse rappresentazioni di donna, grandi quantità di carriere lavorative, ma chiaramente non può bastare così. Innanzitutto manca ancora una rappresentazione del corpo più in carne, visto che in generale la protagonista è sempre una Barbie magra, alta, bionda e con gli occhi azzurri, ma anche una rappresentazione della comunità queer o LGBTQ+ che, se è vero che sono da lodare alcune descrizioni fuori dagli schemi della mascolinità e della femminilità, è del tutto assente. La disabilità sta iniziando a fare capolino sulle bambole, ma ancora poco o niente si è visto sul piccolo schermo. Il cambiamento sembra passare quindi prima dalle bambole, come con le bambole Creatable World che permettono di scegliere l’espressione di genere da far adottare alla propria bambola – Ken versione sirena o le bambole curvy, basse, alte, molto magre – per poi forse approdare anche nell’audiovisivo.

Elena Rossi

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