Louisville, Kentucky. Il caso Breonna Taylor è chiuso, dopo una lunga ed agonizzante campagna che chiedeva semplicemente, come sempre, giustizia. Breonna Taylor fu uccisa la notte del 13 marzo. Otto poliziotti entrarono in casa sua mentre dormiva con il suo ragazzo Kenneth Walker, i due si alzarono ed il suo ragazzo sparò un solo colpo per terra, per autodifesa. In tutta risposta uno dei poliziotti, Brett Hankinson, sparò 10 colpi, uccidendo Breonna.
I poliziotti, quella notte, entrarono grazie ad un “no-knock warrant”, essenzialmente la legge negli USA dice che è lecito, in determinati casi, entrare in casa altrui con un mandato di un giudice che autorizza a non bussare e invece scassinare direttamente la porta. Fu questo che portò Kenneth ad agire per autodifesa, i poliziotti oltre ad entrare bruscamente non si sono identificati come agenti, malgrado il chi va là di Kenneth.
Nel Kentucky si può portare un’arma,e la legge “Stand your Ground” autorizza l’autodifesa, anche letale, e può essere concessa l’immunità civile. Ribadisco che Kenneth non ha usato forza letale, ma è comunque doveroso ricordare cosa dice la legge a riguardo.
La giuria ha incriminato Kenneth per aggressione di primo grado e tentato omicidio di un ufficiale il 19 Marzo. Kenneth, in risposta, ha deciso di fare causa al dipartimento di polizia di Louisville, secondo lui: “Le accuse mosse nei miei confronti avevano come obiettivo quello di zittirmi ed insabbiare l’omicidio di Breonna. Per lei, e per le persone che amo, non posso più rimanere in silenzio”.
Il 28 settembre, la giuria ha detto espressamente che le azioni dei poliziotti Mattingly e Cosgrove erano giustificate dopo che Kenneth Walker ha sparato. Solo uno dei due poliziotti, Brett Hankinson, è stato processato. Il Procuratore Generale Daniel Cameron ha decretato che Hankinson è colpevole solo di condotta pericolosa. La colpa è aver sparato al muro dei vicini. Per lui nessuna accusa, né di omicidio colposo né tantomeno di omicidio volontario. Hankinson ha dovuto pagare una cauzione di soli 15000 dollari, e nessuno dei suoi colleghi è stato accusato direttamente di aver ucciso Breonna.


L’ex ragazzo di Breonna era sospettato di possesso di droghe, la polizia è stata mandata a fare il suo raid mortale perché si sospettava che ricevesse pacchi a casa sua. Non è stata la prima cosa che ho menzionato, piuttosto intenzionalmente. Queste informazioni cambiano tuo giudizio di lettore? Anche se il fatto della droga fosse vero, una tale violenza di notte fonda è giustificata? Possedere droghe è un reato non violento, la polizia non dovrebbe agire di conseguenza? Nessuno era in pericolo, in quella casa due persone dormivano, il pericolo lo hanno portato i poliziotti.
La stampa americana, ma non solo, cerca, intenzionalmente o meno, di legittimare determinati omicidi da parte della polizia. Droghe, violenza, civili poco collaborativi ecc. Con le migliori intenzioni la sinistra fa il contrario: Breonna era un tecnico ospedaliero, era in prima linea a combattere il Covid, malgrado il fatto che la mortalità delle persone afroamericane sembra essere maggiore. Era una donna coraggiosa. Perchè esiste una scala di valori che determina quanto la vittima in questione meritava di morire?
Il discorso giornalistico tende anche a concentrarsi particolarmente sul benessere di oggetti inanimati: banche, negozi, vetrine. In un certo senso riecheggia lo smodato interesse della giuria di Louisville per il benessere del cartongesso. Ciò che ne deriva è un discorso che pone al centro la proprietà privata. Le proteste di Black Lives Matter dove sono state rotte le vetrine sono meno legittime, va bene protestare la violenza, ma mai con altra violenza, la sinistra si difende parlando di infiltrati, di ignoranti Blac Bloc che non hanno niente a che fare con le comunità afroamericane. Ricordiamoci di Martin Luther King, che credeva nelle proteste pacifiche. Ci credeva? Era sicuramente un fautore della rivolta pacifica, ma disse anche che “la rivolta è il linguaggio degli inascoltati”.

Il 12 giugno, il sindaco di Louisville Greg Fischer ha firmato una nuova legge: “Breonna’s Law”. La legge ‘in onore’ di Breonna, rende obbligatoria l’accensione delle telecamere sulle uniformi dei poliziotti durante tutta l’esecuzione di un mandato “no-knock” E’ stata creata una legge in suo onore dallo stesso sistema che non le ha concesso giustizia, inoltre è importante porsi la domanda: esiste giustizia per i morti? L’attivista Brittany Packnett Cunningham, intervistata recentemente dal canale MSNBC, faticava a trattenere la rabbia:
“Ci hanno detto che la vita di Breonna aveva meno valore del cartongesso vicino al suo letto, che essere neri è una minaccia, anche quando stiamo riposando, e che il sistema che è stato costruito sulle nostre spalle, anche in momenti di fugace speranza, è, in definitiva, un sistema di cui non ci possiamo mai fidare. Ci dicono questo il 99% delle volte che un poliziotto commette un omicidio, meno dell’un percento viene condannato. Non si possono quindi biasimare le persone che decidono che un sistema che continua a mancare di rispetto alla nostra dignità non può essere riformato. Gli vanno tagliati i fondi riallocandoli altrove, va tolto di mezzo per fare spazio ad una giustizia autentica ed alla pace nelle nostre comunità. Il contratto sociale stabilisce che si concede autorità ad un’istituzione solo quando quest’ultima ci garantisce in cambio sicurezza e protezione, questo non è mai avvenuto per le persone nere in questo paese.”
Livia Fierro