THESE EYES HAVE WALLS

THESE EYES HAVE WALLS. La fascinazione femminile dell’ “altrove”.

In programma alla Galleria Richter Fine Art di Roma la prima personale italiana dell’artista Jay Miriam: un’affascinante esplorazione del mondo femminile, del sé, tra l’espressività decisa del segno e un’intima indeterminatezza delle atmosfere.

Manifesto informativo dell’esposizione in programma alla Galleria Richter di Roma (15 febbraio 2022 – 25 marzo 2022)

È in programma martedì 15 febbraio, alla Galleria Richter Fine Art di Roma, il vernissage della mostra personale di Jay Miriam, la prima in Italia. L’artista di New York, classe 1990, ha conseguito un Bachelor of Fine Arts alla Carnegie Mellon University e un Master of Fine Arts alla New York Academy of Art. Arriva in Italia con l’esposizione “These eyes have walls”, dopo le personali alla Cudowne Lata a Cracovia (JM, 2011), alla Onis A. Gallery di Amsterdam (Blue Paintings of Women, 2014 e Fantasies in a Waking State, 2017), e alla Half Gallery di New York (Catch the Heavenly Bodies, 2016).

L’artista Jay Miriam, ritratto. Courtesy of Galleria Richter  Fine Art (Roma)

«Painting from imagination is the most difficult. Painting from life is much easier. You have guidelines that you can then decide how to distort» (Jay Miriam, intervista per «Metal», 2019). Così Miriam intende la sua produzione artistica: scandaglia il mondo femminile, richiamando ad un imprecisato “altrove”,  sprofondato in atmosfere misteriose ricche di dettagli dai contorni decisi, ma che si muovono in una intimità indeterminata.

These eyes have walls gioca con il “sé” e l’”altro”, in un continuo riflesso tra osservatore e osservato: accenna all’esistenza di muri ma induce lo sguardo a superarne la presenza, in una sinfonia di gesti e di colori libera anche dalle imposizioni fisiche dell’anatomia femminile. I suoi nudi sono espressione di una libertà di movimento che emula il gesto del pennello sulla tela, con un velato richiamo all’espressività tedesca. Il rimando alla memoria, come espressione di astrazione ed evocazione, è determinato dalla presenza di oggetti in spazi quasi bidimensionali che ne definiscono i contorni ma non i contesti: lascia all’osservatore il compito di immaginare.

L’estetica dell’artista, acclamata dopo le numerose esposizioni internazionali, si fonde con i concetti di memoria e di immaginazione: il fascino del femminile, attraverso movenze, posizioni, mut(u)i sguardi, richiamano – con eloquente sensualità – un universo “altro”, specchio di sé.

Jay Miriam, Époisses et vin, 2022. Courtesy of Galleria Richter Fine Art (Roma)
Jay Miriam, The ethics of ambiguity, 2022. Courtesy of Galleria Richter  Fine Art (Roma)

Francesca Guidolin

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