SGUARDI SULL’INCISIONE CONTEMPORANEA

La Biennale di Incisori Contemporanei giunge alla sua 9a edizione, e per l’occasione si fa “diffusa”: un’occasione per riflettere sul ruolo delle arti incisorie e a stampa nella contemporaneità.

9a Biennale di incisori contemporanei, Sguardo sull’Incisione (Locandina invito). Progetto grafico di Dario Antonini.

Nel complesso scenario culturale contemporaneo, l’immagine acquisisce sempre più spesso  un’autorevolezza e una rilevanza tali da essere considerata alla stregua di contenuto, alimentando  una cultura visuale sempre più pregnante nel campo della comunicazione. Il ‘900 segna un cambiamento nella storia delle culture visuali, già con l’avvento della fotografia e successivamente con i media digitali. Questa nuova dimensione dimostra come spesso attraverso il continuo reiterarsi di variazioni sul tema, di serializzazioni, il tradizionale convive con il nuovo, nelle pratiche del remake, appropriazione e reenactment.

Anche l’incisione, che vanta una storia secolare, è investita da una prolifica riformulazione di pratiche che oggi convivono accanto a quelle più tradizionali: se si assiste, da una parte, alla smaterializzazione dei procedimenti artistici più consueti, dall’altra persiste quel fascino del classico esercitato nella memoria collettiva da molte tecniche, che fanno del lavoro artigianale un punto di forza, di creatività, spingendosi allo stesso tempo verso la sperimentazione di nuovi materiali anche ecosostenibili.

Elena Monaco, Storiella 2, 2018, cera molle, acquaforte, maniera nera indiretta, mm 260×550.

Sguardo sull’incisione – 9° Biennale di Incisori Contemporanei illustra una pluralità di punti di vista su queste tematiche. Sarà ospitata dal 20 marzo al 10 aprile 2022 in modalità “diffusa” a Castello di Godego (TV). Essa offre una panoramica sulle tecniche incisorie contemporanee, da quelle tradizionali a quelle più sperimentali, con una serie di esposizioni ed eventi collaterali: le tecniche incisorie vengono illustrate nella loro affascinante eterogeneità, dalla tradizione materica alla (s)materializzazione per giungere alla dimensione della condivisione globale, aprendo le porte ad artisti internazionali.

Gli spazi di Barco Mocenigo e Villa Priuli, esempi del patrimonio storico-architettonico veneto, saranno dedicati rispettivamente all’incisione tradizionale (tra le altre, acquaforte, puntasecca, maniera nera,…) con opere di artisti nazionali che presentano lavori con tecniche classiche e sperimentali (prevedono l’uso di materiale atossici, mordenti salini e oli vegetali), e ad artisti internazionali, come nel caso del progetto Loading Set-Up, curato da Alberto Balletti, Marco Trentin e Giuseppe Vigolo. Il tema scelto dal collettivo, “La stampa d’arte nell’epoca della condivisione globale”, strizza l’occhio alle dimensioni contemporanee della condivisibilità, della riproducibilità, della serialità come sistemi di diffusione e di significazione dell’immagine stampata: se da un lato il sistema a stampa ha per definizione capovolto l’autorialità “auratica” dell’opera d’arte, mai come con la diffusione del medium digitale esso ha acquisito estensioni tali da includere la riformulazione della dimensione semantica dell’immagine. Già negli anni ’30 Walter Benjamin aveva riconosciuto, per la fotografia, la «perdita dell’aura»: quell’ hic et nunc che era l’essenza stessa dell’opera d’arte ma che d’altro canto ne consentiva la diffusione (W. Benjamin, Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, 1936). Oggi i processi di condivisione globale prevedono anche l’uso del medium digitale. Lo storico dell’arte André Gunthert riconosce che «L’atto […] della condivisione è diventato il sigillo dell’operazione culturale» (A. Gunthert, La cultura della condivisione o la rivincita delle masse, in L’immagine condivisa. La fotografia digitale, trad. it. G. Boni, Roma, Contrasto, 2016, p. 97) come «rivincita delle masse»: quella stessa condivisione che però implica la ri-territorializzazione dell’opera, in una sorta di «circolazione topologicamente indeterminata» (B. Groys, In the Flow. L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità digitale, Milano, Postmediabooks, 2020).Se da una parte la dimensione che il digitale ci offre porta con sé un’indeterminatezza che si scontra con il carattere di autenticità e di autorialità, dall’altra determina un nuovo paradigma: quello della condivisione come pratica artistica. E l’incisione, la pratica del molteplice per eccellenza, ha il grande merito di concedere allo sguardo questa possibilità e all’immagine questa facoltà.

È su queste considerazioni che può essere letto il carattere sperimentale e innovativo dell’esposizione: la secolare tradizione che si riformula continuamente nelle professionalità di artisti riconosciuti in ambito internazionale, come Filippo Boni, Gabriele Bordignon, Elisabetta Diamanti, Francesca Genna, Leonardo Marenghi, Franco Menegon, Elena Monaco, Roberta Pancera, Nella Piantà, Agim Sako; dall’altra la sperimentazione nel linguaggio di un collettivo che fa dello strumento la sonda di un territorio tanto inesplorato quanto affascinante con le opere di Alberto Balletti, Olesya Dzhuraeva, Víctor Manuel Hernández Castillo, Vasil Kolev, Emanuela Kovach, Zoran Mishe, Sayuri Nishimura, Akimitsu Tamawake, Marco Trentin, Goran Trickovski, Giuseppe Vigolo. Nelle due settimane di Biennale altri eventi consentiranno di approfondire i temi legati alle tecniche dell’incisione: conferenze e dibattiti con Marcello Ghilardi, docente di Estetica dell’Università degli Studi di Padova, Alberto Balletti, docente di incisione sperimentale dell’Accademia di Belle Arti di Brera e Alessia de Bortoli, docente della Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Sono previsti inoltre spettacoli teatrali, come Green Economy di Kaos Teatro in Barco Mocenigo e laboratori artistici per docenti e bambini condotti da Cristina Pieropan, Aurora Piotto e Monica Bosco, Federica Sgambaro. Interverranno anche gli ex-studenti e docenti dell’Istituto L. A. Fanoli di Cittadella. A chiudere è prevista la dimostrazione dell’arte di stampa calcografica dell’artista Renato Tonietto, storico organizzatore della Biennale.

Elisabetta Diamanti, Mono lupinus 5/5, 2019, cera molle, acquaforte, acido libero, puntasecca, mm 500×700.
Leonardo Marenghi, La ruota della fortuna, 2021, xilografia, mm 500×700.
Nella Piantà, Re solo, 2018, maniera nera a berceau, mm 500×350.
Franco Menegon, Degrado urbano, 2008, acquaforte su zinco, mm 355×235.

Francesca Guidolin

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