Nico Vascellari è un artista contemporaneo di Vittorio Veneto che dal 2005 gestisce uno spazio sperimentale che si chiama CODALUNGA. Ormai ben inserito nel panorama artistico nazionale e non solo, è meglio conosciuto per i suoi slogan come DREAM/MERDA o IN DARK TIMES WE MUST DREAM WITH OPEN EYES, che in questo periodo sembrano affascinare particolarmente il pubblico della rete. Il 29 Aprile un post alquanto criptico appare nel profilo Instagram del suo spazio, l’immagine recita: DO YOU TRUST ME? (DOOU), a cui segue dopo poco la spiegazione: per l’apertura del nuovo canale YouTube l’artista eseguirà una performance di 24 ore. In allegato al messaggio viene fornita un’immagine in PDF da scaricare e stampare che recita la frase precedente, è una campagna promozionale abilmente congegnata (perché ha funzionato)? O una preparazione importante per ciò che avverrà nella performance di cui non sappiamo assolutamente nulla?

DOOU, Nico Vascellari, Performance, Notte, 2 Maggio 2020
Giorno 2 maggio 2020, alle ore 8 PM inizia la performance. La suspense è molta, l’attesa è carica di domande ancora senza risposta esattamente come il foglio bianco che recita, per l’appunto “DO YOU TRUST ME?”.
Prima immagine: “white cube”, due casse nere collegate ad un mixer e un microfono a terra, una bottiglia d’acqua (o vino?) si scorge dietro alla cassa destra, più che ragionevole trattandosi di una performance della durata annunciata di 24 ore, fino alle 8.00 PM del 3 maggio. In questo tempo di quarantena e auto isolamento, la scelta del live on-line, in una lunga notte e un’altrettanto lunga giornata è decisamente ottimale. Noi chiusi nelle nostre case, spostandoci solo nelle tratte lavoro-casa-familiari siamo un po’ come Vascellari, ripetiamo costantemente azioni, pensieri ridondanti e persistenti, ci carichiamo di mantra giornalieri per iniziare, continuare e finire la giornata. I trusted you. I trusted you. I trusted you.
Le caratteristiche della performance sono individuabili anche dopo la visione di un breve pezzo: durata programmata, costruzione di uno spazio estremamente minimal sgombro e intonso, contrastante con gli elementi che occupano la scena ossia Nico Vascellari che si presenta in pantaloni e maglietta nera a piedi nudi. La musica è semplice, scarna, due accordi distorti alternati e un ritmo costante (non è una novità dell’artista ma ne parleremo più avanti), essa preannuncia l’arrivo del performer e rimane perpetua per tutta la durata del pezzo con alcune variazioni, che sopraggiungono di tanto in tanto, a cui si aggiunge la voce di Vascellari che ripete “I trusted you”. La ripetizione continua della frase crea quell’effetto che tutt* abbiamo sperimentato almeno una volta da bambin* quando in modo giocoso e sperimentale continuavamo a proferire fino allo sfinimento una parola qualsiasi. L’intonazione costante di un vocabolo o di una frase li trasforma profondamente, ad un certo punto perdono ogni loro senso e significato, rimanendo pura espressione vocale. Esattamente come un mantra, Vascellari ripete la frase emblematica “I trusted you”, in un loop che ricorda per certi aspetti la Videoarte degli albori, in cui tutto girava attorno ad un’azione unica e ciclica o continuativa, quasi alla ricerca di una catarsi finale. Possiamo ricordare ad esempio Vito Acconci con la performance Centers del 1971 durante la quale puntò il dito verso il centro della videocamera (o verso di noi) e rimase nella stessa posizione fino a raggiungere lo sfinimento fisico e abbassando il braccio. Ma tornando a DOOU, potrebbe essere forse la risposta alle nostre numerose domande? A tutti quei post “Do you trust me?”. Noi spettatori/pubblico lo chiediamo al performer e lui risponde risponde “I trusted you”.

Ma una domanda sorge spontanea, perché l’uso del passato? Perché “I trusted you” e non un presente. Potrebbe presupporre una specie di rovesciamento di ruoli? Il performer, ancor prima del feedback della “platea”, potrebbe aver saputo già che noi, pubblico, riponiamo la nostra fiducia nella sua figura e lui nella nostra individualità. La questione si fa circolare, interconnessione profonda fra noi, ignari, che iniziamo a seguire la performance e performer che crea il tutto basandosi sulla fiducia riposta in noi che lo sosterremo, o forse no. L’impostazione generale è comunque perfettamente funzionante per questo format, essendo un loop può essere percepito allo stesso modo da chiunque si connetta in qualsiasi momento nell’arco delle 24h senza perdere alcun pezzo fondamentale, in più, la lunghezza, per quanto probabilmente significativa, permette ad un pubblico potenzialmente ampissimo di parteciparvi.
Dopo svariate ore di ascolto, in cui la luce che penetra nello studio funge quasi da meridiana che scandisce il passare delle ore, il video diventa ipnotico, interrotto solo ogni tanto da alcuni problemi dovuti alla connessione dei nostri dispositivi o di quello del performer, la comunicazione live su YouTube è permessa; il tutto, come nella vira reale, è suscettibile agli eventi e ancora non è chiaro se rimarrà prova tangibile di tutto questo oppure fluttuerà nell’etere e nelle nostre memorie. Di sicuro alcuni commenti nella chat live sono degni di nota, si potrebbe addirittura avere l’impressione che alcuni profili siano stati creati per fungere appositamente da fomentatori nelle conversazioni, sembrano dei Bot e inviano dei messaggi criptici sul controllo del passato, presente, futuro, sulla cieca fiducia e cose simili, cito testualmente: “L’ARTE è IMPOSTURA! L’ARTE è SIMULACRO! LA REALTA’ è SOGNO! NULLA è VERO TUTTO è PERMESSO!”

Non resta che chiedersi qual è la vera ispirazione alla base di questa performance che, nel frattempo giunge verso la sua fine. Nel 1977 il comico/attore statunitense Andy Kaufman, un personaggio alquanto singolare, fece un’apparizione al Midnight Special durante il quale intonò una canzone che non passò inosservata: “I trusted you”, così recitava, continuando per tutti i canonici 3/4 minuti della sua “performance”. L’esibizione di Kaufman e quella di Vascellari sono molto simili e diverse allo stesso tempo: al centro il performer, ai lati le fonti sonore, una stanza, un pubblico. Ma se per Kaufman l’esibizione è una canzone, accompagnata da due chitarristi, su un palco di un programma televisivo (il media più avanzato al tempo), con un pubblico reale di fronte a sé che ride, urla, strepita, per Nico Vascellari la questione è un po’ diversa: stanza bianca, i chitarristi sono sostituiti da due casse e un mixer, è trasmesso attraverso un live online su YouTube e Instagram (i media ad oggi più aggiornati) e il pubblico? Beh, siamo noi utenti che rimaniamo incollati allo schermo per svariate ore, pochi minuti, o pochi secondi e a volte entriamo anche nello spazio virtuale della diretta Instagram. Potremmo fare qualsiasi cosa, non c’è una selezione fra chi può e chi non può entrarci, tutti commentano di tutto e di più e chi si connette in diretta Intagram potrebbe veramente mostrare qualsiasi cosa. Una questione però suscita in me un certo interesse ed è una probabile connessione fra questo evento e un concetto ricorrente nei post dell’artista ossia la parola “telepathy”, telepatia. Questo motivetto “I trusted you, I trusted you, I trusted you” ormai è nulla mia testa da ore, ci rimane anche quando mi disconnetto per le faccende quotidiane come mangiare, andare al bagno, fumare una sigaretta, studiare. Nel frattempo la stanchezza pian piano si fa notare, ogni tanto Vascellari si stende, si siede sulle casse, non perdiamo le speranze I trusted you, beve un po’ di acqua, innesta il microfono su un’asta, ci fidiamo di lui e sappiamo che non ci deluderà. A circa quaranta minuti dalla fine si volta verso l’obiettivo, verso di noi, ci guarda, cosa che non ha fatto per tutte le altre 23 ore e mezza. Siamo tutti interconnessi in questo momento, tutti siamo entrati in un flow comune che parte da Nico e si trasmette attraverso l’etere fino ai nostri schermi e alle nostre menti, telepatia.
A mezz’ora dalla fine, dopo ventitré ore e trenta minuti, senza dire nulla prende e se ne va.
Delusi? È una performance, poteva accadere di tutto. Vi fidate ciecamente di chi vi sta attorno e ciò che vi dicono?
I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.
Etienne Dal Ben