Assignment understood! Jeff Koons nella Slaughterhouse della DESTE Foundation a Hydra

Hydra (Ύδρα), è un’isola particolare, analogica, dove le macchine non esistono e il silenzio accompagna. Fa parte dell’arcipelago saronico ed è ben nota agli ellenici – per via degli importanti armatori del XVII secolo (Kountouriotis, Miaoulis, Tombazis, Voulgaris) e per il ruolo essenziale nella Guerra di Indipendenza del 182 – ma è meno conosciuta dai “barbari” contemporanei, fatta eccezione per alcune anime artistiche come Leonard Cohen o Jannis Kounellis.

Ad accogliere da lontano chi sbarca dal FlyingCat, dopo solo un’ora e mezza dal porto del Pireo, si trova il sole bifronte dorato kooneiano dell’alba e del tramonto. Splende in cima alla Slaughterhouse che dal 2009 è sede della Deste Foundation di Dakis Ioannou; uno spazio terreno, carnale e viscerale, dove negli anni, Kara Walker, Kiki Smith, Dough Aitken, Urs Fischer e Maurizio Cattelan sono stati invitati a creare installazioni site-specific uniche ed esclusive.

Jeff Koons, Installetion View, 2019-2022, DESTE Foundation Project Space, Slaughterhouse, Hydra, Ⓒ Jeff Koons, Photo: Eftychia Vlachou

Situato leggermente fuori dai limiti del porto centrale dell’isola, lo Slaughterhouse è una struttura piccola, semplice, fatta in pietra e mantenuta in uno stato quanto più fedele all’originale. Un cammino in discesa e, a sinistra, una stabulazione divisa in tre. Qui, in accordo con l’uso originale dello spazio strappato alla fauna per porsi a servizio dell’uomo, il giorno dell’inaugurazione si trovavano rinchiuse delle capre, impaurite dalla presenza di centinaia connaisseur – ricordi di una documenta ateniese scandalosa del ‘17. A destra dell’ingresso un tavolo rustico con delle offerte in stile readymade: una ruota di bicicletta, un urinale, degli orologi di falso lusso. I riferimenti sono ovvi. Posti insieme a degli oggetti rurali, campagnoli, pastorali, fanno riferimento all’epoca antica, idillica dei tempi classici greci e romani. 

Jeff Koons, Installetion View, 2019-2022, DESTE Foundation Project Space, Slaughterhouse, Hydra, Ⓒ Jeff Koons, Photo: Eftychia Vlachou

Una volta entrati nella stanza principale, Jeff Koons ci trasporta in un’altra dimensione, coerentemente kitsch, scherzosa e pop, come piace a lui e a nessun altro al mondo, ma consona anche alla colorazione classica delle sculture e degli affreschi. Come ben noto infatti, all’epoca questi non erano pallidi e bianchi ma, al contrario, colorati e brillanti – e Jeff ce lo ricorda portando il suo unico e speciale gusto per le tinte accese.

All’esperienza visiva si aggiungono quella uditiva e olfattiva, il senso del gusto e del tatto. Apollo e il suo serpente mobile (fastidiosamente iperreale) accolgono il visitatore al suono classico della lira, ma in questo viaggio si intromettono Lady Gaga, Rihanna, Adele e altri voci contemporanee pop che dagli altoparlanti vanno a dissipare i limiti spazio temporali. Nell’aria circola il fumo dell’incenso, mentre i  visitatori mangiano del pane pita con formaggio trovato sul tavolo delle offerte. Su uno dei muri sono appese delle scarpe dorate Nike, gioco di parole (νίκη), oggetti, concetti; candele accese si consumano nello sfondo, e nella piccola stanzetta girandole e girevoli giocano con il vento quasi psichedelico. 
Ultima fermata, il balcone che ospita una sfera-specchio sopra una base tripode di zampe di leone dove il visitatore viene riflesso insieme al tramonto di Apollo nelle acque greche – un altro viaggio. Interdimensionale.

Exhibition view: Jeff Koons, Apollo Khitara, 2019-2022, DESTE Foundation Project Space, Slaughterhouse, Hydra, Ⓒ Jeff Koons, Photo: Eftychia Vlachou

Caro Koons, you understood the assignment
Peccato che i connoisseurs ed esperti di qualità e valori superiori ai nostri, nei loro viaggi lussuosi ed esclusivi, si siano dimenticati il senso dell’umorismo.

Maria-Nefeli Panetsos

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