L’arte come spazio concettuale. Intervista ad Angelo Demitri Morandini.

L’artista concettuale illustra ai lettori di «Chiasmo» la sua prolifica pratica artistica in un excursus fra ricchezza tecnica, ricerche sociologiche, filosofia e tecnologie contemporanee.

Angelo Demitri Morandini, Photo credit Massimo Giovannini

Angelo Demitri Morandini è un artista e ricercatore residente a Caldonazzo, in provincia di Trento. La sua formazione accademica abbraccia gli ambiti della filosofia, disciplina in cui si è laureato, e dell’informatica. Morandini ha deciso di intraprendere una carriera nel mondo artistico, al fine di dedicarsi ad un’arte concettuale di stampo multidisciplinare. Nella sua pratica conduce ricerche sulle tematiche del linguaggio, sulla manipolazione come oggetto concettuale, sulle relazioni sociali mediante le “tele sociali”, sulle tecnologie dell’informazione e sui social media, il tutto filtrato dalle sue conoscenze in campo filosofico e scientifico. Per esplorare questi contenuti l’artista si serve di una pluralità di mezzi: arti digitali, video, performance, disegni automatici, dipinti e installazioni cinetiche, sonore e/o luminose.
Le opere di Morandini sono state presentate in Italia e all’estero e si trovano sia in collezioni pubbliche sia private; tra le mostre e i festival in cui sono state esposte vi sono: Biennale di disegno Osten, Galleria nazionale di Skopje, Macedonia (2022); “Dante fluttuante”, premio videoarte, sedicesima edizione dell’Arte Laguna Prize (2022), esposizione all’Arsenale di Venezia e a Pechino, Cina; “Tele sociali”, BACS di Leffe, Bergamo (2022); “Shared oxygen starting …. s.o.s”, The Social Art award, Institute of art and innovation, Berlino (2021); “Dante fluttuante”, personale a cura di Dora Bulart, Galleria Contempo (Pergine Valsugana, TN), in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino (2021); “Il Germogliatore”, a cura del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART), Festival Poplar, Trento, (2018); “I TRY TO DRAW A FLIGHT”, a cura di Federico Mazzonelli, Museo dell’Alto Garda (MAG) a Riva del Garda, Trento (2015); “Dialogo sull’identità”, Università delle Arti di Bahia, Brasile; “Matrici affini”, MANIFESTA 7, Galleria Civica di Trento (2008). Dall’8 ottobre all’8 novembre 2022 presso la Galleria Contempo (Pergine Valsugana, TN) sarà visitabile “Ex Machina”, esposizione contenente oggetti cinetici e “disegni automatici” curata da Gabriele Salvaterra.

Exhibition view di “Tele Sociali” (BACS, Leffe (BG), 2022, a cura di Dora Bulart, in collaborazione con Artists and Sociologists), Photo credit Angelo Demitri Morandini, 2022
Angelo Demitri Morandini, dettaglio, mostra “Tele Sociali” (BACS, Leffe (BG), 2022, a cura di Dora Bulart, in collaborazione con Artists and Sociologists), Photo credit Angelo Demitri Morandini, 2022
Angelo Demitri Morandini, Tela delle generazioni, performance interattiva, Museo dell’Alto Garda – MAG (Riva del Garda, TN), 2 ottobre 2022, Photo credit Angelo Demitri Morandini, 2022

GRETA CAVALLI – Buongiorno Angelo, è un piacere intervistarti per il magazine «Chiasmo». Enuncia il tuo “credo d’artista”.

ANGELO DEMITRI MORANDINI: Sono Angelo Demitri Morandini e la mia ricerca si basa sul linguaggio, sulla manipolazione e sul loro impatto nelle relazioni sociali.

GC – Il tuo corpus artistico è ricco dal punto di vista tecnico, si evince che per te l’elemento sperimentale sia importante. Quali sono le ragioni sottostanti al tuo utilizzo di media differenti? Vorresti provare altri mezzi in futuro?

ADM: Per rispondere a questa domanda mi viene naturale citare il saggio Psiche e téchne. L’uomo nell’età tecnica di Umberto Galimberti, filosofo e allievo di Emanuele Severino. Rilevante è un passaggio ripreso da Heidegger che recita:

La téchne è un modo dell’altheyein. Essa svela ciò che non si produce da sé, ciò che ancora non sta davanti a noi, e perciò può apparire e ri-uscire ora in un modo o nell’altro. […] L’elemento decisivo della téchne non sta quindi nel fare o nel manipolare, né nell’utilizzare dei mezzi, ma nello svelare. La téchne è produzione in quanto svelamento, non in quanto fabbricazione.

Per quanto riguarda i mezzi che vorrei sperimentare, desidero riprendere il mio lavoro sull’intelligenza artificiale, sempre riguardante il tema del linguaggio e della manipolazione. Ho cominciato questa ricerca nel 2005 con l’opera La stanza cinese, riproponendo l’omonimo esperimento del filosofo americano John Searle, utilizzato per stabilire se le macchine fossero realmente dotate di intelligenza. L’esperimento consiste nel calare l’essere umano in una sorta di test di Turing. Sono molto interessato all’interazione dell’uomo con gli algoritmi generati dall’intelligenza artificiale; la mia indagine si focalizza sul processo, anziché sul risultato. 

Angelo Demitri Morandini, Dante Fluttuante, grafica digitale, parole della Divina Commedia di Dante Alighieri come set di dati, nodi connessi in grafico sociale attraverso l’algoritmo ForceAtlas2 layout di Gephi Software, png out, 2021, Photo credit Angelo Demitri Morandini, Courtesy of Galleria Contempo, 2021
Angelo Demitri Morandini, Galassia immaginifica, grafica digitale, parole della Divina Commedia di Dante Alighieri come set di dati, nodi connessi in grafico sociale attraverso l’algoritmo ForceAtlas2 layout di Gephi Software, png out, 2021, Photo credit Angelo Demitri Morandini, Courtesy of Galleria Contempo, 2021
Angelo Demitri Morandini, Ordine divino, ready made, schedario, 30 grafiche digitali, stampa laser su carta, 36 x 15 x 23 cm, 2021, Photo credit Angelo Demitri Morandini, Courtesy of Galleria Contempo, 2021
Angelo Demitri Morandini, Ordine divino, ready made, schedario, 30 grafiche digitali, stampa laser su carta, 36 x 15 x 23 cm, 2021, Photo credit Angelo Demitri Morandini, Courtesy of Galleria Contempo, 2021

GC – Indipendentemente dal medium, nelle tue opere vi è un focus sul linguaggio a livello contenutistico. Quali aspetti di questo argomento suscitano in te fascinazione? Quali artisti ti hanno ispirato in tal senso?

ADM: L’aspetto del linguaggio che mi interessa è la sua universalità e la possibilità di scomporlo e ricomporlo. Il linguaggio è, come dice John Searle in Coscienza, Linguaggio, Società, «l’istituzione sociale di base: crea tutte le altre, anche se non è a sua volta creato dallo stesso meccanismo». Searle ha presentato una sorta di formula: X conta come Y in un contesto C, ossia una cosa diventa un’altra in un determinato contesto. Ad esempio, un pezzo di carta colorato conta come valuta legale in un Paese europeo. Il linguaggio possiede la capacità di incidere sul mondo tangibile, modificandolo. Ciò è possibile perché il linguaggio ha funzioni deontiche, legate al potere che la comunità dà alle istituzioni sociali. Il linguaggio manipola la realtà attraverso azioni e parole, non a caso nei regimi totalitari viene utilizzato a fini propagandistici come strumento per manovrare ed influenzare la società. Il linguaggio, a mio parere, non è mai neutro. Si veda 1984 di Orwell, in cui vi sono degli organi statali preposti alla creazione della Neolingua. La nuova lingua mira ad impoverire il linguaggio corrente per evitare che le persone si esprimano come vorrebbero e, di conseguenza, manifestino dissenso. Dunque, per quanto concerne la tematica del linguaggio mi hanno ispirato John Searle, George Orwell, il filosofo e linguista Noam Chomsky e l’artista concettuale Joseph Kosuth. Di quest’ultimo apprezzo il trattamento del linguaggio come connessione fra concetti diversi. La lingua non si esaurisce con la sola parola, ma riguarda anche un contesto, un dialogo con oggetti e concetti; così come l’opera d’arte non è mai fine a sé stessa, ma instaura sempre una relazione dialettica con molteplici aspetti.

GC – Il tuo operato si immerge in uno spazio concettuale, in particolar modo per quanto concerne tematiche di tipo sociologico. Qual è l’idea alla base delle tue “tele sociali”? Quali sviluppi hanno avuto queste mappature nel corso della tua carriera?

ADM: L’idea alla base delle “tele sociali” è di creare uno spazio condiviso in cui le persone invitate a collaborare a quest’opera d’arte partecipativa possano contribuire alla stesura di una mappa, la quale rivela le interazioni tra i soggetti che hanno preso parte a questa iniziativa. Mediante la delineazione di elementi triangolari si creano dei pattern che sono il cuore di queste opere. Negli anni ho coinvolto gruppi di persone selezionate attraverso diversi criteri sociologici, inoltre ho sperimentato questa pratica all’interno di spazi differenti. Contesti molto ristretti, come un camper dalla capienza limitata, hanno permesso di creare mappature senza che i partecipanti vedessero l’opera nel suo complesso, disponendo di una visione parziale. Vorrei a tal proposito menzionare Angela Vettese: nel suo saggio Si fa con tutto. Il linguaggio dell’arte contemporanea, edito da Laterza, afferma:

Avvertiamo che il nostro sapere, per quanto più solido e comprovato di quanto lo sia mai stato, è legato a teorie parziali; predomina la sensazione di vivere fra frammenti, con poche cose conosciute e ancora molto da scoprire. […] È di questo che l’opera d’arte si fa interprete quando mette insieme pezzi di mondo, brandelli di novità e rifiuti portati a seconda vita, eterogeneità di razza, di storia, di provenienza geografica, di credo religioso, di tradizioni e convinzioni, che si ritrovano in un gioco combinatorio. I nuovi metodi dell’arte visiva accolgono ed esibiscono la distanza tra ciò che siamo stati per millenni e ciò che stiamo diventando.

Il luogo fa la differenza: il risultato delle “tele sociali” dipende anche dal contesto, sia quello formale di un museo o quello intimo di una casa. Durante il primo lockdown ho avuto occasione di ripensare il modus operandi delle “tele sociali” attraverso la creazione di una piattaforma web. Dopo aver mostrato online il procedimento per la creazione del pattern, svariate persone provenienti da molte parti del globo hanno disegnato i triangoli su un foglio A4 e mi hanno inviato le scannerizzazioni via mail. Io mi sono occupato di ricalcarli con la carta carbone nel mio studio per creare una “tela sociale” diversa dal solito, da me vista come un modo per recuperare la socialità in un momento critico. Nel corso della mia carriera le “tele sociali” hanno indagato sia lo spazio, mediante i luoghi diversi, sia il tempo, attraverso la produzione svolta in modo asincrono. Questa pratica è stata trattata nel primo volume della collana Didattica d’artista, edito dal Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart) e menzionato su «Artribune». Questa iniziativa, ideata e promossa dal Mart, è dedicata agli artisti che collaborano col dipartimento educativo del museo. Il libro Angelo Demitri Morandini. Didattica d’artista 01, uscito quest’anno, contiene un testo critico di Gabriele Lorenzoni, curatore e responsabile dell’Archivio degli artisti contemporanei trentini (ADAC).

Exhibition view di “Dante Fluttuante” (Galleria Contempo, Pergine Valsugana (TN), 11 giugno – 9 luglio 2021, a cura di Dora Bulart), Photo credit Dora Bulart, Courtesy of Galleria Contempo, 2021
Exhibition view di “Dante Fluttuante” (Galleria Contempo, Pergine Valsugana (TN), 11 giugno – 9 luglio 2021, a cura di Dora Bulart), Photo credit Dora Bulart, Courtesy of Galleria Contempo, 2021
Angelo Demitri Morandini, AV [Avvitatore], oggetto, legno, matita e scotch, 20 x 30 x 200 cm, 2022, Photo credit Angelo Demitri Morandini, Courtesy of Galleria Contempo, 2022
Angelo Demitri Morandini, Nostalgia di Worker 2, disegno, grafite su carta, 70 x 100 cm, 2022, Photo credit Angelo Demitri Morandini, Courtesy of Galleria Contempo, 2022

GC – Nella mostra “Dante Fluttuante” (Galleria Contempo, 2021) hai proposto una decodificazione e riordinazione dei big data estrapolati dal celebre poema dantesco digitalizzato. Cosa ti ha spinto ad indagare la Divina Commedia mediante l’uso di tecnologie avanzate?

ADM: I big data e la Social Network Analysis (SNA) sono strumenti attuali, utili per capire il nostro mondo. I megadati sono l’enorme raccolta d’informazioni digitali su un dato argomento, in questo caso la quantità può generare qualità. Accanto alla lettura dei dati si colloca la Data and Information Visualization, fondamentale perché dà un aspetto visivo ad essi, si considerino le infografiche. Per quanto concerne il progetto su Dante, sono partito dall’idea che la conoscenza sia un bene universale e debba essere accessibile a tutti. Ho attuato un passaggio dalla scrittura alla visualizzazione: la Divina Commedia non è più “leggibile”, bensì visualizzata attraverso la forma del calligramma. Questo modulo poetico di origine antica, risalente al 300 a.C circa, mette in rapporto testo e contenuto. Dopo aver dissezionato l’opera letteraria, grazie alle tecnologie di SNA l’ho ricomposta e ho creato un organismo vivo, in movimento, ispirandomi alla poesia concreta e verbo-visuale. Le parole collegate le une alle altre si combinano e ricombinano creando composizioni sempre differenti, ciò conduce ad un’importante riflessione: la forma è uno dei modi in cui leggiamo il contenuto. Il linguaggio delle opere, così come della Divina Commedia, è interpretato in modo sempre diverso a seconda dell’epoca in cui ci si trova. Nel progetto “Dante Fluttuante” i personaggi, i paradisi e gli inferni sono in continuo rimescolamento.

GC – Attraverso la tua recente personale “Ex Machina” (Galleria Contempo, 2022) il pubblico avrà modo di osservare le “macchine cinetiche” di tua creazione che generano dei disegni quasi classici. Su quale concetto si basa questa intuizione? 

ADM: La mostra tratta il disegno manipolato attraverso la tecnologia. Sono esposte delle macchine cinetiche, a cui ho dato un personale imprinting utilizzando, per citare Gabriele Salvaterra, «una creatività da favelas». Vorrei riportare un passaggio scritto dal curatore nel testo critico del catalogo che accompagna la mostra:
A tal proposito, c’è tutta una tradizione novecentesca di autori che hanno fatto leva sulla creazione automatica e aleatoria di dispositivi di senso per criticare dall’interno una modalità̀ ortodossa di produzione e, con essa, un’intera cultura. Si pensi anche solo al Surrealismo di Max Ernst e del cadavre esquis, alle sgocciolature di Jackson Pollock o Morris Louis, le Méta-Matic degli anni Cinquanta di Jean Tinguely. Anche Andy Warhol in una celebre dichiarazione afferma, similmente a Morandini, la sua aspirazione a diventare atarassico e imperturbabile quanto una macchina, cosa che lo porta a creare opere effettivamente molto controllate, riproducibili e anonime come cartelloni pubblicitari. Nel caso presente, invece, se si è fortunati, si può̀ assistere alla realizzazione in tempo reale di lavori quasi espressionisti, segnici e gestuali che portano alla luce geroglifici di società̀ scomparse o ancora da nascere.

Questi dispositivi di mia creazione realizzano autonomamente dei disegni o delle architetture, mentre, in altre occasioni, sono io stesso ad usare un avvitatore o una levigatrice a cui sono applicate delle grafiti per produrre disegni. Da questi movimenti involontari nascono dei disegni nei quali gli spettatori possono vedere ciò che vogliono, in un processo che rimanda alla pareidolia, il fenomeno illusorio subcosciente che ci porta a ricondurre oggetti, profili o tracciati dalla forma casuale a forme note. Walter Benjamin in L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica paragona l’opera d’arte ad un formaggio coi buchi, dove gli spazi vuoti sono preposti agli osservatori, i quali la completano col loro apporto personale. Io preferisco fare un’analogia fra l’opera e un diamante: l’artista fornisce solo una faccia e le altre sono create dagli spettatori, più sfaccettature possiede e più è preziosa. La cosa più importante di “Ex Machina”, però, sono i quesiti che suscita: qual è l’opera? Le macchine, il disegno o la performance? E, soprattutto, cos’è il disegno? Come ho detto in precedenza, la tecnica svela. L’esposizione, dunque, ci parla del mistero del disegno e di una promessa di libertà, è un invito a mettere in discussione i nostri preconcetti.

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