Il mondo contemporaneo, oggi, ci costringe a prendere atto dell’inadeguatezza del presente rapporto uomo-ambiente e dei sistemi sul quale è basato. Affiora così l’urgenza di reagire, di ricostruire e di ricercare un cambiamento attraverso una coesione sociale. L’arte occupa uno spazio intellettuale, creativo, sociale e innovativo, che può consentire risultati tangibili e sorprendenti per affrontare i problemi della sostenibilità.
Il tema della difesa degli ecosistemi naturali si costituisce sempre di più come un fattore intrinseco al nostro stile di vita, al nostro modo di vedere e vivere il mondo.
La questione ambientale e i discorsi relativi all’ecologia sono diventati una componente culturale della contemporaneità, tanto da influenzare i comportamenti umani e il modus operandi del nostro agire nei confronti dello spazio che ci circonda. Il grande paradosso è che ad oggi non riusciamo ancora a dare senso alla crisi globale di cui siamo fautori e vittime e non siamo in grado di elaborare un decisivo cambio di rotta. Di fronte ad un momento così complesso, in cui risulta di primaria importanza la necessità di adottare delle misure per un radicale cambiamento, la capacità comunicativa e l’esperienza estetica delle arti sono campi di indagine essenziali per la promozione di una maggiore consapevolezza e per la riformulazione di un approccio innovativo all’ambiente che ci circonda.

I comportamenti estetici fanno parte del registro comportamentale e cognitivo della nostra specie e posseggono una lunghissima storia evolutiva. La cognizione estetica, sin dalle prime fasi preistoriche delle culture umane, è coinvolta all’interno di contesti magici, religiosi, politici e celebrativi, svolgendo un ruolo di primaria importanza. Questo evidenzia il peculiare potere trasformativo e generativo delle arti, ovvero la loro intrinseca capacità di modificare la realtà in una delle sue possibili rappresentazioni esistenziali. È chiaro che, come tutti i fattori culturali, anche l’esperienza estetica non può mai essere considerata “pura”, ovvero non influenzata dal contesto in cui essa si esplica. Esiste infatti un rapporto profondo e corrispettivo tra la componente estetica dell’esperienza e i diversi ambiti culturali di una società: le credenze, le norme, i canoni, il linguaggio plasmano i comportamenti estetici umani. Questo perché, come tutti i modelli, anche quelli estetici sono interiorizzati e condivisi da ogni individuo e ciò comporta che la produzione artistica sia lo “specchio” della visione del mondo che hanno le società umane. Il prodotto artistico, infatti, esprime la cultura in seno alla quale viene generato e contribuisce, attraverso la trasmissione visiva, a diffondere i presupposti essenziali sui quali è fondata una specifica società umana.
In quest’ottica l’arte ci offre la possibilità di generare dei piani discorsivi, visuali e sensoriali che non rimangono intrappolati nel campo dell’oggettività, ma che rappresentano il motore di un potenziale sviluppo, soprattutto in ambito sociale. Il mondo dell’arte, oggi, ha superato il proprio perimetro, per appropriarsi di una dimensione narrativa planetaria che dialoga, sempre più spesso, con la sfera ambientale ed ecologica, per rispondere all’attuale stato di crisi. Attraverso la percezione estetica si fornisce concretezza visiva al fenomeno, con la prospettiva di creare spazi eticamente edificanti e diffondere un messaggio di consapevolezza e di riflessione.
Omelia Contadina
La regista Alice Rohrwacher in collaborazione con l’artista francese JR presenta, alla 77ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, un’azione cinematografica dal titolo Omelia Contadina. Si tratta di una narrazione cruda e di forte impatto, che celebra il funerale dell’agricoltura contadina, minacciata dalla proliferazione di monocolture intensive e dallo sfruttamento incondizionato dei terreni. Infatti, è proprio nel territorio dove le Regioni Lazio, Umbria e Toscana si incontrano, che Ferrero – una tra le più grandi multinazionali specializzata nella produzione di prodotti dolciari – sta espandendo a macchia d’olio la propria produzione di nocciole. Oggi, percorrendo le strade dell’Altopiano dell’Alfina, è impossibile non notare i filari di noccioli che si susseguono per ettari ed ettari di terreno, senza soluzione di continuità.

Come spiegherà Alice Rohrwacher in un’intervista in occasione della presentazione del cortometraggio, l’obiettivo del progetto Omelia Contadina è quello di supportare la collettività e la lotta al cambiamento fornendo – attraverso delle immagini poetiche ed evocative – gli strumenti necessari per aprire dibattiti e momenti di socializzazione per promuovere un confronto. Potenziare la coesione sociale, agire sui legami emotivi e sentimentali che legano l’essere umano al proprio luogo e quindi alla propria identità, è il ruolo fondante dell’arte, che consente di creare relazioni ed effetti positivi in termini di riflessione e di volontà di agire.
L’azione di Omelia Contadina dà forma a una richiesta, fa propria l’urgenza della lotta contro il proliferare di monocolture intensive e la distruzione di interi territori. Ma questo grido ha una valenza universale e dimostra che “noi siamo qui”, che l’arte può veicolare e dare voce all’agonia di questo nostro Pianeta. Nonostante la difficoltà nel progettare soluzioni che si distacchino dagli interessi dell’economia lineare e del sistema capitalistico, la produzione artistica è la cifra stilistica di una ricerca volta prima di tutto alla sensibilizzazione ambientale e poi alla formulazione di un cambiamento.
Omelia Contadina è disponibile gratuitamente sul canale Youtube della Cineteca di Bologna, seguendo il link: https://www.youtube.com/watch?v=QPc72k9rkL8&t=530s
Teresa Ranchino