«Dalla bambina brillante alla giovane donna in formazione, fino alla matura studiosa, funzionaria statale in ranghi di primo piano e docente incaricata di corsi universitari» (Isabella Becherucci, Dalle Memorie di Luisa Becherucci: il contesto familiare e la scelta della storia dell’arte, in «Il capitale culturale», 13, 2022).
Attraverso queste parole di Isabella Becherucci è possibile fin da subito comprendere la grandezza della seguente studiosa, alla quale appartiene una fitta produzione scientifica avviata nel 1927 con l’articolo I rilievi dei Sacramenti nel Campanile del Duomo di Firenze, pubblicato su «L’Arte», e conclusa nel 1986 con Per la formazione di Raffaello in Studi su Raffaello.

Nella carriera di Luisa Becherucci è possibile individuare due principali filoni di attività, in primo luogo emerge quello teorico legato alle ricerche sull’arte fiorentina dei primi secoli, sull’arte del Rinascimento e dell’Umanesimo italiano, tematiche affrontate attraverso le tesi di laurea e di perfezionamento a Roma, insieme alle recensioni svolte sugli studi pubblicati in quegli anni.
In secondo luogo, emerge il filone pratico legato ai suoi incarichi presso le Soprintendenze e alla direzione dei musei.
Luisa Becherucci, nata a Firenze il 29 maggio 1904 in una famiglia nota per il commercio di conserve di pomodoro, frequentò prima il Liceo classico Galileo e poi l’Università di Firenze, dove studiò Lettere. Nel 1926 si laurea con Pietro Toesca, suo professore e relatore, con una tesi sulle sculture del Duomo di Firenze, un tema che sarebbe stato quello di tutta la sua vita e al centro dei suoi studi fino al 1969, quando – ormai in età matura – pubblicò insieme a Giulia Brunetti il catalogo Il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze.
Becherucci, terminati gli studi universitari, intraprese il percorso di perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna presso la Scuola romana di Adolfo Venturi. Nel 1930 ottenne la borsa della Fondazione Venturi e partì per il viaggio previsto ai fini del diploma, grazie al quale visitò l’Inghilterra, l’Olanda, il Belgio e la Francia.
Terminato il perfezionamento il 27 ottobre 1931, con una tesi su Santa Maria della Spina e una seconda su Desiderio da Settignano, nel 1933 vinse il concorso per un posto da Ispettrice. Nella studiosa, venuta a conoscenza dell’assegnazione di un incarico a Napoli presso la Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna della Campania, insorse una certa delusione per la lontananza da Firenze, che fu presto soppiantata da un improvviso innamoramento per quella città, dove rimase in servizio fino al trasferimento a Bologna nel 1938. In Emilia-Romagna restò solo quell’anno, durante il quale, oltre all’impegno entro la Soprintendenza, collaborò con Cesare Gnudi e Carlo Ludovico Ragghianti alla realizzazione della mostra su Melozzo da Forlì diretta da Roberto Longhi.
Dal 1939 fece ritorno a Firenze, lavorando alla Soprintendenza ai monumenti fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale. Nel frattempo, Becherucci iniziò a interessarsi di museologia, diresse il Museo nazionale di San Marco, occupandosi del suo riordino e di quello della Galleria Nazionale.

Un periodo importante della sua carriera iniziò nel febbraio 1957, quando subentrò a Roberto Salvini alla direzione della Galleria degli Uffizi a Firenze. Becherucci, fin dal suo arrivo al Museo, dovette interfacciarsi con ordinari problemi di funzionamento dell’Istituto, ai quali si aggiunsero quelli emersi durante i lavori svolti dal 1945 al 1955. Le criticità riscontrate erano di carattere culturale e sociale; in quegli anni, in seguito a un crescente e generale interesse per l’arte, nei musei il pubblico si era ampliato a tal punto da rendere necessari degli interventi di adeguamento strutturale. Per tale motivo, anche alla Galleria degli Uffizi fu inevitabile un aggiornamento sia dello spazio espositivo che di quello per l’accoglienza del pubblico. L’urgenza di tale operazione era dettata dal fatto che gran parte dell’esperienza di visita museale dipendeva dalla struttura stessa, la quale doveva permettere e garantire alle persone le migliori condizioni per l’osservazione e lo studio delle opere d’arte esposte.
Becherucci, fondatrice della museologia in Italia, fu una delle prime storiche dell’arte a ottenere una cattedra di Museologia e a impartirne le lezioni presso l’Università di Pisa dall’anno accademico 1967-1968. In un primo momento, le sue spiegazioni erano accompagnate da una dispensa ciclostilata, in seguito aggiornata e adattata durante i corsi all’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e al Corso di Perfezionamento di Storia dell’Arte all’Università di Urbino, lezioni che nel 1995 vennero pubblicate a Firenze in un volume intitolato Lezioni di museologia: 1969-1980, a cura di Alberto Boralevi e Monica Pedone.
Infine, a seguito del suo pensionamento avvenuto nel 1969, Becherucci avviò dal 1972, insieme al collega Luciano Berti, il progetto editoriale «Museologia», una rivista del Centro di ricerca dell’Università internazionale dell’arte.
Elena Barison