Trova Banksy – Episodio 5: Ingresso gratuito

Il 21 Agosto 2015, a Somerset, viene inaugurata l’opera più imponente di Banksy: Dismaland. All’apparenza un parco divertimenti, in sostanza una vera e propria opera collettiva, una grande installazione. Tanti artisti contemporanei hanno contribuito alla creazione di Dismaland, tutti sotto la guida dello street artist.

Dismaland, Panoramica del parco, Somerset, 2015, foto presa da Wikipedia

Questo “parco divertimenti” mette in evidenza, meglio di qualsiasi altro graffito dell’artista, un grande cortocircuito nei suoi modi di fare. 

Non sarebbe corretto nei confronti di voi lettori presupporre le modalità di pensiero di un personaggio che, fondamentalmente, non esiste. La verità sfugge. Ogni conclusione può essere smentita e nessun aneddoto può essere confermato. Tutto ciò che è scritto da Banksy, e su Banksy, è un gioco. Niente è certo, se non quello che possiamo vedere direttamente con i nostri occhi. E cosa vediamo quando osserviamo una sua opera a Dismaland? Un cortocircuito.

Dismaland, Castello al centro del parco, Somerset, 2015, courtesy of Byron Smith

Dentro al castello al centro del parco, Banksy ha creato un’installazione tributo a Lady Diana: un inferocito gruppo di paparazzi tormenta di flash una carrozza bianca ribaltata da cui esce il corpo di una Cenerentola che viene soccorsa invano da una coppia di uccellini. Di sottofondo, insieme al cinguettio, si sente il suono di un’ambulanza in arrivo…

Banksy, Cenerentola, Somerset, 2015, courtesy of Barry Cawtson

Dov’è il cortocircuito? L’inghippo si presenta nel momento in cui viene varcata la soglia. Qualsiasi siano le nostre intenzioni, nel momento in cui si entra nella sala per vedere la povera Cenerentola incidentata diventiamo parte dell’opera di Banksy: se la fotografiamo ci schieriamo automaticamente dalla parte degli spietati diventando “parte del problema”, così come se la guardiamo senza fare nulla, assumendo le vesti degli ignavi. 

Lo stesso meccanismo si ripresenta nell’area barchette del parco. Una piscina ospita una serie di barche radiocomandate da far scontrare l’una contro l’altra. Invece di essere la classica battaglia navale tra pirati, però, le barchette sono in realtà dei barconi usati dai migranti nel Mediterraneo circondati nella piscinetta da corpi senza vita. Anche in questo caso, se giochi con le barchette sei parte del problema, se non fai nulla? Lo sei ugualmente.

Banksy, Exodous, Somerset, 2015, courtesy of Yui Mok/PA Wire Lapresse

Tutte le produzioni di Banksy sono legate intrinsecamente al luogo e al momento in cui sono state realizzate. Non possono dunque essere prese e spostate a nostro piacimento. Le sue opere esistono “lì e ora” e hanno bisogno della nostra presenza per essere di senso compiuto. L’anonimo writer ci costringe a partecipare alle sue opere anche solo guardandole e non ne usciamo mai con le mani pulite; che lo si apprezzi o lo si ignori, lui troverà sempre il modo di farci capire che ognuno di noi è parte del problema. E lo farà attraverso una risata o facendoci venire mal di stomaco.
Ma cosa fa di concreto Banksy per cambiare in meglio il mondo in cui vive, oltre a comunicare le criticità della nostra epoca attraverso le sue opere? Non si hanno molte informazioni ma sappiamo che il 18 agosto del 2020 ha donato a una ONG attiva nel mediterrano una nave: la “Louise Michel”.

La Louise Michel, foto dal profilo facebook della ONG

Molte vite sono state salvate grazie a quella barca. Ma difficile risalire ad altre sue azioni. L’artista ha dichiarato molte volte che non rivelerà mai la sua identità per “problemi legali”. Non credetegli. Non lo farà perché Banksy è un’idea che non deve morire. Colui che per primo ha vestito i panni di Banksy morirà (sempre che non sia già morto), ma è certo che qualcun altro prenderà in mano la bomboletta e continuerà l’attività. 

Ma chi è allora questo Banksy? Come è stato scritto all’inizio di questa serie di approfondimenti, è uno degli artisti più importanti della nostra epoca. Uno dei primi ad aver influenzato in maniera indelebile l’arte contemporanea, arrivando agli occhi e alle orecchie di chi questa la ignora completamente. L’anonimato e il mistero sono componenti fondamentali del suo enorme successo. Ognuno di noi ha la propria, personale idea di Banksy e scoprirne l’identità non può che portare a danni. La realtà sarà sempre più deludente della nostra immaginazione. Sicuramente in molti hanno già scovato la vera identità dell’artista, sebbene nessuno l’abbia mai resa pubblica e le poche accuse fatte non sono mai state reputate credibili. Quasi come se nessuno avesse in realtà voglia di trovare Banksy.

Eduardo Mattiozzi

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