Gli NFT sono l’ultima degenerazione del capitalismo

Abbiamo definitivamente inventato un modo per vendere anche ciò che non esiste, e ci sembra normale.

Quella degli NFT è una vera e propria mania che dilaga inarrestabilmente, tutti vogliono farne parte. La tecnologia dei Non Fungible Tokens ha reso possibile attestare la proprietà e l’originalità di elementi digitali, e di conseguenza acquistare qualsiasi cosa, anche se immateriale. Il capitalismo ha vinto: ora anche il digitale, l’ultimo baluardo sfuggito alla fagocitazione del mercato, che fino ad ora aveva resistito rimanendo arena di espressioni artistiche non commercializzate, entra in grande stile nel mercato dell’arte, stravolgendolo, ma lasciandone inalterate le regole di profitto. Anzi, facendone il gioco.

La tecnologia NFT dimostra che l’arte è oggi nient’altro che un investimento finanziario, più sicuro di quello immobiliare ma altrettanto funzionale, ed ha sempre meno a che fare con l’espressione umana o il concetto. Anche quest’ultimo infatti finisce per scomparire, snaturato dalla supremazia del profitto, privato dell’immaterialità che fino ad oggi lo rendeva libero.

NTF: le vendite più assurde

Anche se con un’amarezza un po’ distopica alla Black Mirror, ogni news sull’ultima impresa dell’NFT alla conquista del mondo ci affascina.

Scoprire che il primo SMS della storia, inviato alle 18:09 del 3 dicembre 1992, è stato venduto il 21 dicembre 2021 per 170.000 euro, inspiegabilmente ci gratifica. L’SMS in questione recita “Merry Christmas”: fare gli auguri di Natale il 3 dicembre è un po’ fuori stagione, penserete. Invece chiaramente è un messaggio sperimentale, mandato da un computer da Neil Papworth, all’epoca programmatore di Vodafone che evidentemente non vedeva l’ora di andare in vacanza. La cosa paradossale è che Aguttes (la casa d’asta che l’ha battuto a Neuilly-sur-Seine, Francia) ha dovuto consegnare al compratore una cornice digitale con il certificato firmato dall’attuale dirigente di Vodafone Nick Read, dal momento che in Francia non è concesso vendere all’asta beni strettamente immateriali.

Il primo SMS della storia all’asta, Parigi, Francia, 2021. Credits Reteurs Photo

O ancora: Melania Trump lancia “Melania’s Vision”, una piattaforma sulla quale mette in vendita un ritratto sei suoi occhi; l’artista armena Narine Arakelian mette in vendita l’NFT dei suoi ovuli ad Art Miami; la prima versione di Wikipedia viene venduta per 750,000 dollari da Christie’s; Quentin Tarantino mette all’asta sette scene inedite di Pulp Fiction (e la Miramax gli fa causa); Frank Miller vende un NFT del suo celebre Sin City ad 840.000 dollari. E la lista è ancora lunga.

Quella degli NFT è una rivoluzione del mercato alle estreme conseguenze di un capitalismo degenerato, forse la naturale evoluzione di una cultura pop. Ma forse è arrivato il momento di frenare l’entusiasmo indistinto e sconsiderato per quella che non è altro che una modalità di acquisto e chiederci quale sia il reale valore dei suoi contenuti.

2 pensieri su “Gli NFT sono l’ultima degenerazione del capitalismo

  1. Per non parlare del disastroso impatto ambientale di NFT e blockchain…
    Una transazione NFT su Etherium pare ammonti a 14 volte tanto (in kg di CO2) a quella prodotta in media dalla spedizione di una stampa e a 74000 transazioni VISA. Usare proof of stake anziché proof of work ridurrebbe drasticamente is problema, ma i maggiori player (vedi Etherium e e BitCoin) non sembrano intenzionati a cambiare sistema. Etherium pubblicizza il passaggio a PoS da molto tempo ormai, ma non è ancora live.

    Piace a 1 persona

    1. Caro Alex, grazie per l’interessante contributo. La considerazione dell’impatto ambientale di una transazione NFT è sicuramente qualcosa che è passato in secondo piano nell’entusiasmo generale, ma sarebbe molto interessante – e anzi quasi un dovere – approfondire la tematica!

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