
«È difficile dire perché una stanza, le pietre di una strada, un angolo di giardino mai visto, un muro, un colore, uno spazio, una casa, diventino improvvisamente familiari, nostri. Sentiamo che abbiamo abitato questi luoghi, una sintonia totale ci fa dimenticare che tutto questo esisteva e continuerà ad esistere al di là dei nostri sguardi». Con queste parole si apre la mostra che, a trent’anni dalla sua scomparsa, celebra l’attività del fotografo emiliano Luigi Ghirri.

L’esposizione, curata da Daniele De Luigi e allestita negli spazi della Fondazione Modena Arti Visive, sottolinea il forte legame tra Ghirri e Modena, città in cui egli trascorre gran parte della sua vita e in cui dà avvio alla sua produzione fotografica.

Il visitatore viene guidato in un percorso a ritroso che, partendo dalla produzione più nota di Ghirri, arriva agli esordi e alle origini della sua poetica basata sul banale e il quotidiano. In particolare, con gli anni cresce in lui l’interesse per il paesaggio e il riguardo per i luoghi meno conosciuti e turistici d’Italia. Lo scopo dell’artista è di rinnovare lo stupore per la realtà e tornare ad osservare ciò che ci circonda con la curiosità e lo sguardo di un bambino; anche la scelta di fotografare a colori non è casuale ma data dalla volontà di ritrarre una realtà che non è in bianco e nero.

Un numero consistente di immagini proviene dalla serie Colazione sull’erba (1972-74) in cui ad essere al centro dell’attenzione del fotografo sono i giardini condominiali e le case della periferia, soggetti che gli permettono di riflettere sul legame tra naturale e artificiale quale elemento distintivo delle città moderne. L’esposizione pone in risalto un momento chiave della carriera dell’artista, il 1978, anno di pubblicazione del suo primo libro Kodachrome che segna un cambiamento nella poetica di Ghirri, il quale comincia a interpretare la fotografia sempre più come un linguaggio che conferisce valore simbolico a luoghi e oggetti trasformando la realtà in un racconto.

Si passa poi a una serie di immagini degli anni Ottanta che mostrano la reggia e i giardini di Versailles, così come le architetture di Aldo Rossi e Paolo Portoghesi in Emilia e in Veneto, immagini che confluiranno poi in larga parte nelle serie Paesaggio Italiano eViaggio in Italia, una mostra itinerante che lo vede collaborare con altri fotografi per indagare i mutamenti del territorio italiano nel corso dei decenni.

Ad arricchire la mostra una serie di volumi e documenti d’archivio mai esposti al pubblico, che testimoniano della formazione di Luigi Ghirri e delle diverse sfaccettature della sua attività e ricerca in campo artistico: dalla collaborazione con gli artisti concettuali modenesi, allo sguardo rivolto verso le innovazioni dell’arte contemporanea europea e verso fotografi quali Eugène Atget, August Sander, Walker Evans e Robert Frank, dal legame con Franco Vaccari fino all’impiego come curatore e, in seguito, come editore con la casa editrice Punto e Virgola. La mostra intende quindi restituire la ricchezza e la complessità di questa figura che, attraverso i suoi scatti, ha saputo rivoluzionare il panorama fotografico italiano.
Aurora Argiolas