Zhanna Kadyrova, Unexpected, Galerie Rudolfinum, Praga

Zhanna Kadyrova, UNEXPECTED, 2024, Exhibition View, Galerie Rudolfinum, Prague. Courtesy the artist and Galerie Rudolfinum, Prague. Photo by Markéta Černá

Quale ruolo assume l’arte in tempo di guerra? Che funzione può svolgere un artista e che tipo di aiuto può fornire al proprio paese? Da questi interrogativi prende vita la recente ricerca artistica di Zhanna Kadyrova, artista originaria di Kiev che dal 24 febbraio 2022 ha visto la propria realtà mutare in maniera inaspettata, “unexpected” appunto, proprio come suggerisce il titolo della mostra – scelto con una certa ironia in quanto l’attacco aleggiava da settimane ed era stato preannunciato con insistenza dall’intelligence USA tra uno scetticismo generale – presso la Galerie Rudolfinum di Praga, a cura di Björn Geldhof, direttore artistico del PinchukArtCentre di Kiev. Aperta al pubblico fino al 30 giugno 2024, “Unexpected” riunisce  opere differenti che testimoniano, da un lato, il processo della riflessione di Kadyrova attorno alla situazione sociale, politica e militare del suo Paese e le risposte che riesce a darsi rispetto agli interrogativi iniziali che si era posta,  dall’altro lato, la sua critica verso la normalizzazione della violenza in corso in Ucraina.

Rifugiata a Berezovo, un villaggio nei Carpazi, Kadyrova concepisce le prime opere votate a essere testimoni e mezzi di conoscenza degli scontri sul suolo ucraino e, grazie alla loro esposizione in Europa, a diffondere all’attenzione collettiva l’urgenza della guerra. Un primo nucleo di lavori, Shots (2022 – 2023), Harmless War (2023) e Data Extraction (2023) riprendono il linguaggio minimalista per la sua capacità di porre al centro del discorso il materiale, il quale non è mai solo ciò che si vede, ma è qualcosa in più, è parte di città ridotta a rovina e a reliquia. Infatti, Kadyrova si affida al potere del materiale e degli oggetti, spesso prelevati dalla realtà, per raccontare la storia della guerra per la liberazione dell’Ucraina. Nell’opera Shots (2022-2023), come suggerisce il titolo, il focus è su dei colpi di pistola che hanno sgretolato delle piastrelle bianche, provocando sulle loro superfici una serie di solchi neri. Del medesimo colore sono le figure geometriche disposte nella prima sala della Galerie, che compongono l’opera Harmless War (2023) realizzata con lastre metalliche, parti di tetti e di cancelli delle case ucraine trafitte dalla pressione delle schegge, dipinte di bianco. Ruota attorno al principio trasformativo delle prove materiali e fisiche della guerra in sculture anche Data Extraction (2023), in cui i ritagli rettangolari di asfalto appesi alle pareti e con tracce di esplosioni sono stati prelevati da un parcheggio vicino ad un supermercato di Irpin, poco dopo la liberazione della città dall’occupazione  russa. Come scrive il curatore Björn Geldhof: “i pezzi di asfalto estratti sono testimoni silenziosi di quei crimini, sono insieme memoria e prova”. 

Zhanna Kadyrova, UNEXPECTED, Installation View, Shots (2022—2023); Harmless War (2023). Courtesy of Galerie Rudolfinum, Prague. Photo credit Ondřej Polák
Zhanna Kadyrova, dalla serie Data Extraction, 2023, Installation View, Galerie Rudolfinum, Prague. Courtesy of the Galerie Rudolfinum, Prague e Zhanna Kadyrova

Dal suo trasferimento a Berezovo, Kadyrova ha iniziato a lavorare a una serie – tutt’ora in corso – dal titoloPalianytsia (2022–2023), costituita con alcune pietre a forma di pagnotte di pane trovate vicino al letto del fiume del villaggio in cui è rifugiata. Dalla vendita di questo “pane” in tutto il mondo, riesce a contribuire economicamente a varie cause del suo paese, supportando, per esempio, artisti e musicisti che si sono arruolati all’interno delle forze armate ucraine. Con quest’opera l’artista è riuscita a trovare il proprio “ruolo” all’interno di questa guerra e a fornire il proprio contributo per la causa. 

Zhanna Kadyrova, UNEXPECTED, Installation View, Paljanica (2022). Courtesy of Galerie Rudolfinum, Prague. Photo credit Ondřej Polák

Nella città in cui ha trovato rifugio, Kadyrova ha trasformato la sua casa in una Casa della Cultura, ovvero in un luogo di incontro e in un centro per l’interazione tra le persone, incentivando la collaborazione e diventando un vero e proprio luogo di resistenza. Alla Galerie Rudolfinum è stata collocata un’installazione dal titolo House of Culture (2023), una struttura trovata nella regione di Kherson completamente trafitta da delle schegge, al cui interno è stato posto un lampadario originale della Casa della Cultura di Beryslav, cittadina nell’Ucraina meridionale. Così facendo, l’artista rivendica la struttura della Casa della Cultura a parte della storia culturale ucraina, trasformandola in installazione volta a riflettere sui siti culturali ucraini distrutti, cercando comunque di lanciare un messaggio di speranza e di sopravvivenza per la cultura ucraina attraverso la luce del lampadario interno.

Zhanna Kadyrova, UNEXPECTED, Installation View, House of Culture (2023). Courtesy of Galerie Rudolfinum, Prague. Photo credit Ondřej Polák

A conclusione della mostra, si sviluppa in due sale la storia di un rifugiato costretto a lasciare la propria casa, attraverso le piante da lui possedute e abbandonate nella dimora ormai distrutta. Nella prima parte la riflessione si concentra sulla vegetazione morta, in allusione alle vittime della guerra; la seconda sala, invece, mediante le piante evacuate dalle macerie, parla dei sopravvissuti e della loro guarigione grazie al rifugio trovato all’estero. 

Guariscono mentre viaggiano, insieme a Kadyrova, da paese a paese. Dall’Ucraina alla Germania e ora a Praga, trovando alloggio temporaneo nella Galerie Rudolfinum, sono al sicuro e ben curati. Eppure mentre stanno raccontando la loro storia, sopravvivendo, ce ne sono molti altri che si perdono e altri si perdono ogni giorno  (Björn Geldhof).

Zhanna Kadyrova, UNEXPECTED, Installation View, Refugees (2022-2024). Courtesy of Galerie Rudolfinum, Prague. Photo credit Ondřej Polák

Elena Barison

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