L’eterna Fernanda Wittgens (1903-1957)

Nella sua esperienza concreta, tuttavia, come in quella di altre donne della sua generazione, l’emancipazione pagava come prezzo l’inibizione della femminilità. Questo assunto diverrà negli ultimi anni di vita l’unica, definitiva, amara certezza raggiunta nella sua riflessione sul ruolo della donna nella società civile.

Ginex, Giovanna, “Sono Fernanda Wittgens” Una vita per Brera, 2018

Fernanda Wittgens, nata a Milano il 3 aprile 1903, conclusa la formazione liceale nel 1922, intraprese una collaborazione con la rivista universitaria milanese «Fiamma verde», per poi essere assunta nell’ottobre di quell’anno dal quotidiano «L’Ambrosiano», nel quale scrisse fino al 1924 per la rubrica Cronaca delle conferenze
All’Accademia Scientifico-Letteraria di Milano seguì le lezioni di Giuseppe Antonio Borghese e di Paolo D’Ancona, con il quale Wittgens si laureò nell’ottobre 1925 con una tesi su I libri d’arte dei pittori italiani dell’Ottocento, un tema innovativo, seppur legato ai dibattiti del tempo sulla pittura dell’Ottocento e sul Realismo.
Wittgens, sulla scia del professor D’Ancona, si occupò di miniatura e indirizzò la sua ricerca verso interpretazioni di stampo idealista e crociano, ma il filone di studi che predilesse per tutta la sua vita fu quello legato alla storia dell’arte contemporanea. Le sue ricerche, solo per citare alcuni dei vari temi da lei affrontati, si diramavano da Francesco Hayez a Boccioni, dai dipinti inediti seicenteschi a Vincenzo Foppa, da Silvestro Lega e a Cristoforo de Predis. 

Nel 1927, Wittgens fu incaricata come docente di Storia dell’arte presso il Liceo Classico Manzoni e al Parini di Milano, e, dal 1930 al 1939, insegnò anche al Liceo privato Malagugini. In analogia con questo impiego, nel 1927 pubblicò l’Antologia della moderna critica d’arte, in collaborazione con Paolo D’Ancona; mentre, due anni più tardi, fu data alle stampe L’Arte italiana edita in tre volumi con, ancora una volta, D’Ancora e, in aggiunta, Irene Cattaneo. L’importanza di questo manuale fu tale che la sua adozione nei licei si protrasse fino agli anni Settanta. 

Fotografia di Fernanda Wittgens, credits Pinacoteca di Brera

Dal primo febbraio al 30 giugno 1928 fu assunta, come salariata temporanea, entro la Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna delle Province Lombarde, al tempo diretta da Ettore Modigliani, dove svolse mansioni relative al vaglio delle opere d’arte da inviare all’estero e alla gestione dei numerosi cantieri di restauro nelle chiese milanesi. Malgrado l’iniziale umile impiego, Wittgens fin da subito mostrò le proprie capacità e il direttore della Pinacoteca, dal 1929 al 1930, le affidò l’organizzazione di una mostra sull’arte italiana a Londra, presso la Burlington House, in collaborazione con Antonio Morassi. Fu a conclusione di questo incarico che re Giorgio V le conferì la Croce di Officer British Empire. 

Nell’agosto 1933, la studiosa divenne Ispettrice aggiunta presso la Soprintendenza di Milano e qualche anno più tardi, il 15 aprile 1938, si classificò terza al concorso per direttore di seconda classe nel ruolo del personale dei Monumenti, Musei, Gallerie e Scavi di Antichità, assumendo dall’agosto 1940 – in seguito al confino di Ettore Modigliani all’Aquila perchè antifascista ed ebreo – la direzione della Pinacoteca di Brera
Durante gli anni della guerra, l’operato della studiosa  fu mirato alla salvaguardia delle opere d’arte, organizzando il loro trasferimento in ricoveri antiaerei; per poter continuare a eseguire la sua attività come dipendente statale si iscrisse al partito fascista, ma contraria alle ideologie del movimento, svolse attività clandestine in collaborazione con associazioni benefiche e gruppi di partigiani, per portare in salvo e organizzare espatri di ebrei e di ricercati dal regime. Grazie alla sua azione si salvò anche il critico d’arte e collezionista di origine ebraica Lamberto Vitali e lo storico dell’arte Paolo D’Ancona.
Nel luglio 1944, a seguito della delazione da parte di un ragazzo ebreo, al quale era stata procurata una carta d’identità falsa, Wittgens, Adele Cappelli, Bianca Ceva e le sorelle Tresoldi vennero arrestate, processate presso il Tribunale speciale e condannate a vent’anni di reclusione.
Il periodo della prigionia, terminato il 24 aprile 1945, venne da lei descritto a posteriori come una vicenda facile

[…] non ho avuto nessuna prova dura né torture né interrogatori aspri: solo il processo al Tribunale Speciale che è stato un vero “grottesco” perché si è simulata una legalità condannandomi a 4 anni per un reato di assistenza ad un ragazzo ebreo per il quale erano previsti da 3 a 6 mesi. In realtà ho fatto 5 mesi di S. Vittore e 4 di clinica con piantonamento: in tutto 9 mesi che io chiamo “la mia vacanza” perché ho potuto leggere, meditare essere “intellettuale” dopo 17 anni di vita burocratica braidense.

Wittgens, Fernanda, l.m. s.l. a Mario Salmi, 1° giugno 1945
Emilio Sommariva, Ritratto di Fernanda Wittgens, 23 dicembre 1936, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, credits Emilio Sommariva
Emilio Sommariva, Ritratto di Fernanda Wittgens, 23 dicembre 1936, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, credits Emilio Sommariva

Nel giugno 1945, Wittgens fu nominata, da parte del Comando Alleato, commissario straordinario dell’Accademia di Belle Arti di Brera e divenne presidente della Fondazione Poldi Pezzoli. Riprese le mansioni presso la Soprintendenza l’1 aprile 1946 e, l’anno seguente, assunse la direzione della Soprintendenza alle Gallerie e della Pinacoteca di Brera. Fu da questo momento che si mise a capo di un piano d’intervento per la ricostruzione post-bellica dei musei milanesi gravemente danneggiati e distrutti, aggiornando gli spazi museali ai parametri che nell’Europa pre bellica erano già stati raggiunti. 

Negli ultimi anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta per la Wittgens si susseguirono una serie di attività legate all’organizzazione di mostre dai temi più disparati; dall’arte lombarda a Van Gogh, da Picasso a Caravaggio e al Novecento italiano, le esposizioni si svolsero tra Milano, Zurigo, Londra e Parigi.  Particolarmente rilevante fu la mostra di Picasso a Palazzo Reale del 1953, dove venne esposta Guernica insieme ad altre opere antifasciste, per un totale di trecentotrenta opere in mostra. 

Inaugurazione della nuova Pinacoteca di Brera, Fernanda Wittgens e il ministro Guido Gonella, 7 giugno 1950. Laboratorio fotografico della Pinacoteca di Brera creditis Publifoto.

La studiosa, in veste di commissario, presenziò alla Biennale di Venezia del 1952 e del 1954, come anche alla X Triennale di Milano del 1954. Nel frattempo, nel 1949, divenne docente di Storia dell’arte medievale e moderna, direttrice di prima classe e, nel 1950, ottenne la nomina a soprintendente.
Fernanda Wittgens si spense improvvisamente, a causa di un male incurabile, l’11 luglio 1957, ma resterà eterno il suo apporto alla disciplina storico-artistica, come alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio artistico italiano. 

Elena Barison

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