Tra le stelle dell’arte contemporanea. La collezione Sandretto Re Rebaudengo in mostra a Palazzo Strozzi

Fino al 18 giugno Palazzo Strozzi ospita la mostra Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye con opere della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Spaziando tra video arte, immagini fotografiche, dipinti, sculture e installazioni, la mostra si estende a tutti gli spazi del Palazzo, compresi Strozzina e cortile, dove si trova il razzo di Goshka Macuga. Questa opera si pone in aperto contrasto con l’architettura rinascimentale del Palazzo e richiama il tema del viaggio tra le stelle: quelle, però, dell’arte contemporanea.
Da Damien Hirst ad Anish Kapoor, da Cindy Sherman a David Medalla, da Vanessa Beecroft a Thomas Struth, la mostra si compone di oltre settanta opere che ripercorrono l’evoluzione dell’arte negli ultimi decenni. Ad accogliere lo spettatore nella prima sala è una cella in vetro e acciaio contenente al suo interno una sedia e un tavolo capovolti, con cui Hirst vuole suggerire l’idea di instabilità e imprigionamento, richiamate anche dalla tela capovolta di Gleen Brown che mostra una spaventosa, quanto evocativa, figura a testa ingiù.

Reaching for the Stars, Palazzo Strozzi, 2023, exhibition view, courtesy of Ela Bialkowska OKNO Studio
Reaching for the Stars, Palazzo Strozzi, 2023, exhibition view, courtesy of ela Bialkowska OKNO Studio

Cloud Canyons di David Medalla apre la sezione tematica dal titolo Art Matters che ragiona sulle possibilità offerte dai materiali e sulle loro caratteristiche percettive, in questo caso attraverso una scultura autocreativa di schiuma che muta continuamente forma, richiamando le trasformazioni della natura e la mutevolezza delle nuvole. Alla leggerezza di quest’opera fa da contraltare Viral Research di Charles Ray: un tavolo su cui sono posizionate alcune bottiglie connesse tra di loro tramite tubi, nei quali scorre dell’inchiostro nero, a richiamare il passaggio di malattie virali.

Maurizio Cattelan, Bidibidobidiboo, 1993, courtesy of Aurora Argiolas
Paola Pivi, Have you seen me before?, 2008,courtesy of Aurora Argiolas

La sala successiva ci invita a riflettere sulla drammaticità di alcuni eventi e offre un ritratto cupo e controverso del nostro paese, partendo da Gummo V con cui Lara Favaretto evoca le conseguenze di un uragano attraverso cinque spazzole per autolavaggio appese alla parete e fatte ruotare a intervalli, fino alle macerie dell’attentato di Cosa Nostra al PAC del 1993 raccolte da Maurizio Cattelan in un sacco di tela. Questa visione tragica dell’esistenza è richiamata dall’artista anche nella figura del piccolo scoiattolo suicida di Bidibidobidiboo. Anche l’orso dalle piume gialle di pulcino, opera di Paola Pivi, che pure sembra rimandare al mondo dell’infanzia e al gioco, evoca invece, per l’utilizzo di materiali come la plastica, l’idea del rapporto conflittuale tra uomo e natura e un senso di estraneità.

Cindy Sherman, Untitled Film Stills #49, 1979, courtesy of Aurora Argiolas

Shirin Neshat, artista di origine iraniana, ci mostra l’oppressione della donna nella società islamica, le sue lotte per l’emancipazione e l’assenza di libertà di espressione individuale, cui si affiancano varie opere che richiamano il tema dell’identità e della costruzione di stereotipi; in particolare, la serie Untitled Film Stills di Cindy Sherman, mette in scena varie versioni dell’artista sulla base di costrutti sociali, modelli diffusi dai nuovi media, per denunciare i meccanismi di costruzione dell’identità. Tema peraltro trattato anche nei misteriosi ritratti di Lynette Yiadom-Boakye, i quali mostrano persone frutto della fantasia dell’artista e che rimandano inevitabilmente alla questione della mancanza di figure di colore nella storia dell’arte occidentale. La scarsa importanza data nella società contemporanea all’individuo e alla qualità della vita è rappresentata in maniera violenta e dissacrante dai corpi chiusi in sacchi di plastica e gettati a terra come rifiuti di Thank you for your years of services di Josh Kline.

Josh Kline, Thank you for your years of services (Joann/Lawyer), 2016, courtesy of Aurora Argiolas

Nel ricostruire l’evoluzione dell’arte contemporanea si ricorda l’interesse per l’immagine non figurativa e astratta, spesso ottenuta anche attraverso l’uso delle tecnologie digitali, con risultati che guardano alla optical art, o tramite l’utilizzo della camera ottica con immagini off-camera, realizzate senza ricorrere alla macchina fotografica, come negli esperimenti condotti da Wolfgang Tillmans.

Gli ambienti della Strozzina sono interamente dedicati alla video arte, che a partire dagli anni Novanta guarda sempre di più all’esempio di linguaggio narrativo e simbolico offerto dal cinema sebbene la moltiplicazione degli schermi vada oltre questo linguaggio, per dar vita ad ambienti immersivi che superano l’idea del cinema e che consentono il movimento dello spettatore nello spazio. È quanto avviene nei video di Douglas Gordon, Philippe Parreno e Fiona Tan. L’artista egiziano Wael Shawky ricrea, invece, le vicende delle crociate attraverso uno scenario surreale e fantastico abitato da alcune marionette; i fili che muovono i personaggi sono lasciati ben visibili, a simboleggiare come gli uomini siano costantemente manovrati e sottomessi da chi è al potere. Insomma, anche in questo caso, come in molte delle opere qui esposte, è reso evidente il forte legame tra l’arte contemporanea e la realtà politica e sociale in cui essa si inserisce, in una dimensione spesso critica e di denuncia.

Reaching for the Stars, Palazzo Strozzi, 2023, exhibition view, courtesy of Aurora Argiolas

Aurora Argiolas

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