Fino al 18 giugno Palazzo Strozzi ospita la mostra Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye con opere della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Spaziando tra video arte, immagini fotografiche, dipinti, sculture e installazioni, la mostra si estende a tutti gli spazi del Palazzo, compresi Strozzina e cortile, dove si trova il razzo di Goshka Macuga. Questa opera si pone in aperto contrasto con l’architettura rinascimentale del Palazzo e richiama il tema del viaggio tra le stelle: quelle, però, dell’arte contemporanea.
Da Damien Hirst ad Anish Kapoor, da Cindy Sherman a David Medalla, da Vanessa Beecroft a Thomas Struth, la mostra si compone di oltre settanta opere che ripercorrono l’evoluzione dell’arte negli ultimi decenni. Ad accogliere lo spettatore nella prima sala è una cella in vetro e acciaio contenente al suo interno una sedia e un tavolo capovolti, con cui Hirst vuole suggerire l’idea di instabilità e imprigionamento, richiamate anche dalla tela capovolta di Gleen Brown che mostra una spaventosa, quanto evocativa, figura a testa ingiù.


Cloud Canyons di David Medalla apre la sezione tematica dal titolo Art Matters che ragiona sulle possibilità offerte dai materiali e sulle loro caratteristiche percettive, in questo caso attraverso una scultura autocreativa di schiuma che muta continuamente forma, richiamando le trasformazioni della natura e la mutevolezza delle nuvole. Alla leggerezza di quest’opera fa da contraltare Viral Research di Charles Ray: un tavolo su cui sono posizionate alcune bottiglie connesse tra di loro tramite tubi, nei quali scorre dell’inchiostro nero, a richiamare il passaggio di malattie virali.


La sala successiva ci invita a riflettere sulla drammaticità di alcuni eventi e offre un ritratto cupo e controverso del nostro paese, partendo da Gummo V con cui Lara Favaretto evoca le conseguenze di un uragano attraverso cinque spazzole per autolavaggio appese alla parete e fatte ruotare a intervalli, fino alle macerie dell’attentato di Cosa Nostra al PAC del 1993 raccolte da Maurizio Cattelan in un sacco di tela. Questa visione tragica dell’esistenza è richiamata dall’artista anche nella figura del piccolo scoiattolo suicida di Bidibidobidiboo. Anche l’orso dalle piume gialle di pulcino, opera di Paola Pivi, che pure sembra rimandare al mondo dell’infanzia e al gioco, evoca invece, per l’utilizzo di materiali come la plastica, l’idea del rapporto conflittuale tra uomo e natura e un senso di estraneità.

Shirin Neshat, artista di origine iraniana, ci mostra l’oppressione della donna nella società islamica, le sue lotte per l’emancipazione e l’assenza di libertà di espressione individuale, cui si affiancano varie opere che richiamano il tema dell’identità e della costruzione di stereotipi; in particolare, la serie Untitled Film Stills di Cindy Sherman, mette in scena varie versioni dell’artista sulla base di costrutti sociali, modelli diffusi dai nuovi media, per denunciare i meccanismi di costruzione dell’identità. Tema peraltro trattato anche nei misteriosi ritratti di Lynette Yiadom-Boakye, i quali mostrano persone frutto della fantasia dell’artista e che rimandano inevitabilmente alla questione della mancanza di figure di colore nella storia dell’arte occidentale. La scarsa importanza data nella società contemporanea all’individuo e alla qualità della vita è rappresentata in maniera violenta e dissacrante dai corpi chiusi in sacchi di plastica e gettati a terra come rifiuti di Thank you for your years of services di Josh Kline.

Nel ricostruire l’evoluzione dell’arte contemporanea si ricorda l’interesse per l’immagine non figurativa e astratta, spesso ottenuta anche attraverso l’uso delle tecnologie digitali, con risultati che guardano alla optical art, o tramite l’utilizzo della camera ottica con immagini off-camera, realizzate senza ricorrere alla macchina fotografica, come negli esperimenti condotti da Wolfgang Tillmans.
Gli ambienti della Strozzina sono interamente dedicati alla video arte, che a partire dagli anni Novanta guarda sempre di più all’esempio di linguaggio narrativo e simbolico offerto dal cinema sebbene la moltiplicazione degli schermi vada oltre questo linguaggio, per dar vita ad ambienti immersivi che superano l’idea del cinema e che consentono il movimento dello spettatore nello spazio. È quanto avviene nei video di Douglas Gordon, Philippe Parreno e Fiona Tan. L’artista egiziano Wael Shawky ricrea, invece, le vicende delle crociate attraverso uno scenario surreale e fantastico abitato da alcune marionette; i fili che muovono i personaggi sono lasciati ben visibili, a simboleggiare come gli uomini siano costantemente manovrati e sottomessi da chi è al potere. Insomma, anche in questo caso, come in molte delle opere qui esposte, è reso evidente il forte legame tra l’arte contemporanea e la realtà politica e sociale in cui essa si inserisce, in una dimensione spesso critica e di denuncia.

Aurora Argiolas